La guerra in Ucraina finirà, per la semplice ragione che tutte le guerre, prima o poi, finiscono, come la Guerra dei Sette anni 1756-63, la Guerra dei Trent’anni 1618-48 o la Guerra dei Cent’anni 1337-1453. Finirà non certo per gli appelli idealistici di qualche anima pia (durante la Prima Guerra Mondiale furono tanto continui quanto inascoltati, a cominciare da quelli della Santa Sede). Finirà quando tutti gli attori in gioco espliciti o impliciti (per intenderci stakeholders, non solo shareholders) avranno raggiunto i loro obiettivi o maturato la consapevolezza di non poterli più ottenere. Nel 1945 il Giappone ebbe bisogno di una seconda bomba atomica su Nagasaki per convincersi che i suoi avversari potevano costruirne tante, in tempi rapidi, e distruggerlo; quindi si arrese. Non è facile fare una previsione perché bisogna tener conto di tutte le parti in causa e non è chiaro quali siano gli obiettivi reali, al di là di quanto dichiarato ufficialmente; proviamo tuttavia a chiarirci le idee.

Obiettivi militari.

Ormai è chiaro che una vittoria netta e schiacciante non è ottenibile da nessuno. Lo hanno capito anche i Russi che iniziano a parlare di trattative possibili. La rapida avanzata delle prime settimane è solo un ricordo, intere regioni sono state prese e poi perdute. La situazione è al momento di stallo, i Russi prendono di mira le popolazioni civili attaccando le infrastrutture energetiche ed elettriche, nella speranza di fiaccare il morale della popolazione. E’ un crimine contro l’umanità, appena meno grave che bombardare le abitazioni con l’intento dichiarato di sterminare quante più persone possibili, come fecero i tedeschi a Londra nel 1940, o gli americani a Dresda nel 1945. E’ anche un grave errore militare che costò ad Hitler la sconfitta nella Battaglia d’Inghilterra (si veda Estate 1940: battaglia per l’Inghilterra) perché non colpisce la forza avversaria. Intanto il tempo passa e, con buona pace di Remarque (Niente di nuovo sul fronte occidentale), il passare del tempo, in guerra, non è mai inutile né neutrale: ha sempre un risvolto militare. Perché ogni esercito subisce un logoramento, sia in termini di consumo di munizioni e materiali, sia per le perdite e la stanchezza accumulata dalle truppe; ma anche perché ogni esercito viene rifornito e rinforzato dal sistema paese che lo sostiene. Logoramenti e rifornimenti sono però molto diversi tra i contendenti e, dopo un certo lasso di tempo, anche senza scontri significativi, possono cambiare di molto i rapporti di forza o costringerli ad azioni disperate. Gli Inglesi dovettero attaccare a Saratoga (1777) perché a corto di rifornimenti, così come, proprio in Ucraina, gli Svedesi dovettero dare battaglia alla Poltava (1709), a caccia di viveri e munizioni: lì iniziò il declino della loro potenza. Un esempio chiarisce ancora meglio, arrivato a luglio 1942 ad El Alamein, Rommel era più forte e con iniziativa; dopo tre mesi di logoramento e scarsi rifornimenti, mentre gli Inglesi si rinforzavano, senza significativi scontri, i rapporti di forza si erano ribaltati; lo scontro iniziato il 23 ottobre fu esiziale per le truppe italo-tedesche. In questo caso con il trascorrere dei mesi invernali chi si sta logorando di più e rinforzando di meno? Cos’altro può mettere in campo Putin, che non avesse un anno fa, dopo aver attuato una mobilitazione parziale? Sul lato ucraino, arrivano man mano armi occidentali sempre più sofisticate. Con i limiti che l’Occidente ha definito: non abbastanza da consentire all’Ucraina di contrattaccare in territorio russo; nel caso probabilmente interverrebbe per fermare la guerra a tavolino. Cosa già vista: è vero che la guerra si vince sul campo, ma lo è altrettanto che il campo è limitato dalle cancellerie delle grandi potenze. Ricordo quanto il cammino verso l’Unità d’Italia sia stato segnato da queste decisioni: dall’Armistizio di Villafranca (1859) al celebre «Obbedisco!» di Garibaldi dopo gli scontri di Bezzecca (1866). Fin tanto che entrambi hanno una forza operativa sufficiente, la guerra continua.

Obiettivi territoriali.

Il primo e più evidente obiettivo, sia di Russia che di Ucraina è la conquista di territorio sia per la popolazione che lo abita, sia per le risorse economiche e minerarie che contiene, sia per la posizione strategica (controllo delle coste del mar Nero). I Russi potrebbero chiudere la partita tenendosi le regioni del Donbass che ancora controllano, gli Ucraini non accettano e puntano a respingerli; fino a dove? Si accontenteranno di lasciare la Crimea? E l’Occidente? La Crimea è parte della strategia del contenimento, nel 1853 gli Inglesi mandarono una spedizione, con il supporto di Cavour e la partecipazione dei generali Alfonso ed Alessandro Ferrero della Marmora, proprio per impedirne la conquista ai Russi. Non è ancora chiaro quale obiettivo si siano posti alcuni attori in gioco, per questo la guerra continua.

Obiettivi strategici.

Vi sono però altri, ben più rilevanti obiettivi, essenzialmente statunitensi, per quanto non direttamente coinvolti nel conflitto, da tenere in considerazione. Il primo è la distruzione dell’arsenale militare russo, che la metterebbe fuori gioco per decenni, non solo come grande potenza, ma anche come potenza regionale, con grande tranquillità dell’Europa. Le guerre fatte negli ultimi decenni dal gendarme del mondo hanno sempre avuto questa finalità: Serbia, Libia, Iraq avevano accumulato arsenali convenzionali che, per la loro stessa esistenza, si presentavano come una minaccia. Non è escluso l’ulteriore obiettivo di provocare tensioni sociali ed un rovesciamento del regime politico, come si spera accada in Iran. Per questo la guerra continua. Da ultimo, l’obiettivo più importante, che ha causato tutta la situazione e determinerà i più significativi cambiamenti strategici: la liberalizzazione del mercato del gas. Nei migliori romanzi di Agata Christie, bisogna capire qual è il reale movente, per risalire all’omicida. Curiosamente nei primi mesi di guerra ci si è preoccupati per gli approvvigionamenti e le tensioni sui prezzi del petrolio e dei suoi derivati, fino all’intervento governativo per calmierarli, ricordate? Solo nell’estate si sono scatenate le tensioni sul prezzo del gas metano, di cui la Russia era il principale fornitore europeo, attraverso il gasdotto Nord Stream. La guerra è iniziata contestualmente all’inaugurazione di Nord Stream 2, per questo mai entrato in funzione, poi sabotato in settembre insieme al suo fratello maggiore (per età, non per dimensioni). Il che libera l’Europa dalla dipendenza dalla Russia e la costringe ad approvvigionarsi altrove con GNL, ad un prezzo maggiore: il sindaco di Piombino se ne faccia una ragione. In parte dalla Russia stessa, stando alle valutazione della commissione europea: il fabbisogno europeo annuo è di circa 400 miliardi di metri cubi, il 90% di importazione; al settembre 2022 il GNL è raddoppiato rispetto al 2021, portandosi a 98 miliardi di metri cubi, principale fornitore Usa 44% secondo Russia 17%.  Non è che l’inizio. Chi e come ha sabotato i gasdotti del Baltico? Difficile credere che siano stati i russi ad autolesionarsi, con il risultato di dover cambiare tecnologia, liquefare il gas per esportarlo come GNL, aprendo i loro mercati alla concorrenza con gli Stati Uniti. Quando l’obiettivo di rivoluzionare il mercato mondiale del gas potrà dirsi raggiunto, da parte di chi lo ha cercato, si creeranno le premesse per definire gli altri obiettivi: allora la guerra finirà.