Umberto Eco, che non era uno storico, parlò di fascismo eterno vedendo nell’essere fascista un comportamento e uno stile di vita che travalica il Ventennio mussoliniano per diventare un paradigma permanente e un pericolo costante . Una ripresa del gobettiano fascismo autobiografia della nazione, esteso a livello universale. Forse Eco non si rese conto, con quel libretto tanto diverso dalle sue opere, che finì di dare un’importanza smisurata a Mussolini che poneva il capo del fascismo storico (1919 -1945) come il simbolo permanente  del Male. Lungi da noi voler rivalutare il fascismo. Renzo De Felice che tentò di storicizzarlo venne accusato in malafede  di averlo sdoganato. Basterebbe rileggere De Felice senza il paraocchi di Tranfaglia per rendersi conto che le  sue critiche al fascismo sono molte e sono molto documentate perché poggiano su una ricerca meticolosa delle fonti e non su pregiudizi ideologici, come gli aveva insegnato a fare Chabod. Nell’opera storica defeliciana Mussolini e il fascismo  non escono “migliori”, escono come appaiono allo storico dopo decenni di ricerca. E’ chiaro che tutti i propagandisti non amino De Felice che dimostra loro la complessità della ricerca storica che essi forse non sono neppure in grado di cogliere, ansiosi come sono di abbattere il nemico attraverso gli slogan. Non stupisce se oggi Moni Ovadia e Aldo Cazzullo abbiano fatto uno spettacolo dal titolo “Mussolini delinquente” ,presentandolo con parole di mera propaganda che non hanno nulla di storico. Identificare il fascismo con la violenza sarebbe giusto, se si parlasse anche della vera e propria guerra civile che insanguino ‘ l’Italia del primo dopoguerra quando ci fu un tentativo rivoluzionario di tipo bolscevico, che ovviamente Ovadia ignora totalmente o magari esalta .La violenza è sempre violenza e per un democratico non c’è la violenza buona e quella cattiva. Lo spettacolo su Mussolini delinquente , vigliacco ,disonesto, disonorato  (giudizio di Ovadia) avrà un  comprensibile seguito durante la campagna elettorale .Cazzullo sta per pubblicare un ennesimo libro dal titolo “Mussolini il capobanda”. Volendo nobilitare Cazzullo, si potrebbe dire di lui quello che lo storico Adolfo Omodeo scrisse per Gobetti : un caso di orianesimo giornalistico. Oriani era anche lui un giornalista che sparava giudizi politici e morali non compatibili con i criteri della ricerca storica che richiede equilibrio, distacco, disincanto. Sia chiaro, sono lecite tutte le operazioni pseudostoriche di Ovadia e Cazzullo, a patto che non vengano contrabbandate come storia. Il giovane Gobetti sparò a palle incatenate contro il Risorgimento e Giolitti, fu necessario attendere Rosario Romeo che rimise le cose al loro posto. L’uso strumentale della storia è incompatibile con la storiografia, non foss’altro perché quest’ultima deve interrogare senza pregiudizi anche” l’altera pars” senza demonizzarla a priori. Il fascismo come ogni altro periodo storico va studiato e solo attraverso una disamina storica soprattutto i giovani saranno in grado di comprendere cosa fu e quanto danno provocò all’Italia. Le vulgate, come diceva De Felice, non servono a nulla, se non a  confondere le idee, attribuire dei meriti politici ai loro autori, cercare di prendere qualche voto in più alle elezioni.