Che il pensiero della cabarettista Luciana Littizzetto fosse volgare e di cortissimo respiro, ne ero convinto da moltissimi anni. Una creatura di Fazio, il fazioso. Quando disse che il 12 giugno non sarebbe andata a votare per i referendum, scrissi che proprio questo sarebbe stato un ottimo motivo per correre ai seggi il 12 giugno e votare convintamente sì anche come un dispetto personale nei confronti di questa professoressa di scuola media inferiore che si divide tra Rai 3 e la cucina di casa. A rivelarsi essenzialmente una casalinga lo rivela un suo recente articoletto nel quale fa marcia indietro sul fatto che non diserterà più le urne come annunciato, e dichiara di “capire poco” e di non essersi fatta un’opinione in merito ai referendum, girando la vecchia frittata che a volte votare sì significa dire di no e votare no significa dire di sì, stantia osservazione che veniva fatta anche nel 1974 per confondere le carte sul referendum per il divorzio contro il quale i cattolici e i neofascisti votarono Sì e i divorzisti No. Discorsi ammuffiti e insignificanti. Per stare al suo linguaggio, afferma letteralmente di non saperne un “cacchio”. Ma invece di dire che si informerà sui quesiti come dovrebbe fare ogni buon cittadino, invece di denunciare la disinformazione giornalistica e televisiva in materia , la Littizzetto dichiara di non essere un Giuliano Amato e neppure un Perry Mason e quindi non in grado di votare. Confessione inutile perché nessuno ha mai sospettato che potesse essere diversamente. Il suo lessico abituale non può infatti certo essere quello del prof . Amato. La Littizzetto conclude, scrivendo che i due unici referendum che la avrebbero interessata sono quelli sul suicidio assistito e sulla legalizzazione della droga perché su questi temi “tutti ne sappiamo qualcosa“ soprattutto, da quanto, si capisce in tema di cannabis. Invece io proprio su questi due quesiti avrei avuto dei fortissimi dubbi perché sono temi che riguardano la coscienza di ognuno e l’etica della responsabilità di Weber e Bobbio e attengono alla tragicità e non alla comicità della vita. Apprendere che in questo caso ho idee diverse dalla Littizzetto, la coscia corta della sinistra televisiva, mi riempie di gioia. Una concezione ludica della sinistra, la sua, che non ha nulla da spartire con la cultura cristiana, liberale e laica a cui appartengo.
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