La Fondazione a lui intitolata ha ricordato con una vera e propria messa cantata laica Giovanni Spadolini nel cinquantenario della sua prima elezione al Senato della Repubblica nel 1972. Rimase senatore (Cossiga lo nominò a vita) fino alla sua morte nel 1994. Molto apprezzabile è stato il discorso tenuto dalla presidente del Senato Casellati, come ritengo un’offesa a Spadolini aver invitato a parlarne un girovago della politica come Quagliariello che nulla c’entra con la storia di Spadolini. Tra gli amici è stato scelto il giornalista Stefano Folli, il migliore giornalista della esiguissima “scuola” spadoliniana, divenuto direttore del ”Corriere della Sera” come il suo mentore. E’ strano che non sia stato invitato Maurizio Molinari, anche lui con radici spadoliniane, il miglior direttore di quotidiano oggi su piazza. Altrettanto apprezzabile è stato invece il fatto di aver tenuto lontano uno spadoliniano degenere come l’ex senatore Verdini, berlusconiano di ferro postosi poi al servizio di Renzi, impedito, forse, dagli arresti domiciliari per la bancarotta di una banca che elargì cospicui contributi alle Fondazioni culturali toscane. Una ventina di anni fa ospite di Marcello Pera ,presidente del Senato, ricordai Spadolini nella biblioteca del Senato con Jas Gawronski, Stefano Folli, Antonio Maccanico e il mitico (e oggi dimenticato) direttore generale del Ministero dei Beni culturali Sicilia. Spadolini mi onorò di una lunga amicizia che non venne rispettata dal suo ex segretario Cosimo Ceccuti, factotum della Fondazione Spadolini il quale venne meno al patto sancito proprio a Firenze per onorare insieme il centenario di Pannunzio, patto stabilito nel 2009 in un pranzo alla “Loggia“ di Firenze tra chi scrive, l’assessore alla cultura di Lucca-città natale del direttore del “Mondo“ – Donatella Buonriposi e il suddetto Ceccuti, da cui attendo ancora oggi una risposta ad una mail inviatagli nei primi mesi del 2010, dopo un altro incontro a Firenze nella sede della Fondazione Spadolini. Leo Valiani che ricordò Spadolini al Centro “Pannunzio” nel 1994 concluse il suo intervento dicendo: ”Le sue molte opere ne terranno viva a lungo la memoria“. In effetti al Senato è stato ricordato il politico, mentre lo studioso e soprattutto lo storico è passato in secondo piano. Se debbo essere sincero a me sembra che, se escludiamo la sua opera dedicata a Giolitti e i cattolici e il volume sull’Opposizione cattolica nato inizialmente proprio sul “ Mondo”, di Spadolini resti purtroppo un ricordo molto sbiadito ,malgrado l’apparato organizzativo assai importante della Fondazione di Pian dei Giullari che ha voluto il ricordo in Senato, concluso dal ministro Franceschini il qualche ha fatto un discorso giudicato da alcuni giornali non proprio azzeccato, se consideriamo che chi ne ha scritto ha parlato di gaffe. D’altra parte Franceschini anche come ministro dei Beni Culturali è anni luce lontano da Spadolini che possedeva una saldissima, inarrivabile cultura. Il fatto che sia stata la sua Fondazione a ricordarlo e non altri non è un buon segno in vista del 2025 ,centenario della sua nascita. Un discorso approfondito anche sul periodo fascista – gentiliano del giovane Spadolini con la scusa che nel suo testamento l’interessato ha ripudiato quel periodo, non è stato mai fatto. Spadolini ha sempre vantato la sua collaborazione al “Mondo”( che ha ricordato in mille occasioni come nessun altro). Va tenuto presente che Mario Missiroli e Mario Pannunzio fecero scrivere Spadolini sui loro giornali ,perdonandolo dei suoi recenti “peccati “ fascisti e che Spadolini scelse di scrivere sul “Borghese “ di Leo Longanesi ,una collaborazione che Pannunzio ritenne incompatibile con quella del “ Mondo “. Sullo Spadolini politico, diventato quasi all’improvviso repubblicano perché era in precedenza molto vicino a Giuseppe Saragat ,andrebbe fatta una valutazione storica che oggi abbiamo tutti gli elementi per fare. Portò al suo massimo storico il Pri, ma è difficile rintracciare una sua azione di governo significativa . Due importanti generali che io invitai a ricordarlo alla biblioteca del Senato, rifiutarono di partecipare non ritenendo opportuno dover parlare non positivamente del loro ex ministro della Difesa con cui ebbero rapporti diretti. Forse l’elemento che risalta positivamente di più è la creazione del Ministero dei Beni culturali che sicuramente – al di là dei ministri scelti come suoi successori – è stata un’impresa molto meritoria. Resta il grande giornalista Spadolini e direi anche l’appassionato ed appassionante oratore. Due aspetti non adeguatamente studiati. Purtroppo l’augurio di Valiani non si è avverato e credo che da tempo gran parte delle sue opere non siano più ristampate .Un amico repubblicano mi ha ricordato l’umiltà di Spadolini che volle sulla sua tomba solo la scritta “Un italiano “. Peccato che la stessa scritta si trovi a Staglieno sulla tomba di Giuseppe Mazzini insieme ad un epigrafe dettata da Carducci. Che tristezza sentire oggi Quagliariello – dicasi Quagliariello- ricordare Spadolini.
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