E’ stato scritto che “la puntualità è la virtù di chi si annoia”. Non sono d’accordo. Al contrario. E’ una forma di rispetto verso chi vi attende, verso voi stessi, e vi aiuta a programmare con ordine la giornata. Chi dispone di molto tempo libero, può permettersi di essere puntuale senza troppa fatica. Chi, per contro, è costretto dagli impegni di lavoro, rischia non solo la brutta figura, ma va incontro a una stressante e pericolosa  lotta  contro il tempo per arrivare affannosamente in orario. O per non essere troppo in ritardo.  Se si dovesse stilare una classifica dei meno puntuali, il primo posto spetterebbe di diritto alla classe politica. Avete mai avuto occasione di assistere  ad un Consiglio Comunale? Ad un appuntamento elettorale? L’orario d’inizio è facoltativo, ed i dieci minuti d’attesa, tollerati se non giustificati, dovete moltiplicarli per due, se non addirittura per tre, quando si tratta  di personaggi di primo piano, molto “gettonati”. Non sempre è così, fortunatamente. Susanna Agnelli, candidata al Parlamento negli Anni Settanta, era nota per arrivare sempre con largo anticipo ai comizi, cogliendo di sorpresa gli organizzatori, abituati a comportamenti piuttosto disinvolti in materia di (scarso) rispetto per la puntualità. Il quarto d’ora accademico è una brutta abitudine che pretende di trasformare in regola l’eccezione. Peccato sia nata in un contesto che deve (o dovrebbe) servire d’esempio per i giovani: l’Università. Probabilmente non è più così, ma nel Bel Paese le cattive usanze attecchiscono come la gramigna e si propagano  velocemente. Dalle Facoltà, il malvezzo si è prontamente diffuso praticamente in (quasi) tutti gli ambienti. Dalle riunioni di condominio alle iniziative culturali, dagli appuntamenti di lavoro alle cene tra amici, non  c’è occasione che non  registri fastidiosi ritardi. Costringendo i “virtuosi” ad imbarazzanti attese. E a critiche feroci nei confronti dei professionisti del ritardo. Fanno eccezione gli incontri sportivi, rigorosamente rispettosi del fischio d’inizio. E i concerti alla Scala: chi non arriva puntuale trova il portone sbarrato. Puntuali come un orologio svizzero, dunque? Gli orologi, e non solo quelli svizzeri, certamente sì. Un po’ meno chi dovrebbe consultarli.