Durante gli  esercizi di resistenza  all’ingiustizia, cioè nel quotidiano esistere,  capita di imbattersi in notizie ed immagini che riportano indietro di decenni. Questa è di domenica 28 novembre: “giornalista palpeggiata da un tifoso  in diretta televisiva.” Precisamente l’uomo, dopo essersi sputato sulla mano le ha assestato, arrivando da dietro,  una pacca sul sedere, mentre lei cercava persone da intervistare a caldo, all’uscita dallo stadio di Firenze. “Non puoi fare questo” Si è difesa la giovane professionista, Greta Bretagna. Come esseri  umani sensibili crediamo profondamente nella prima legge di vita sociale: il rispetto, per sé e per gli altri. Cosa non semplice da attuare; cosa non scontata da trovare. Di conseguenza si può instaurare un fil rouge, una stretta confidenza con l’inquietudine e la rabbia nemiche del benessere che diventano amiche perché fortificano. Supportata anche del documento filmato,  nel caso di cui parlo  è scattata la denuncia da parte della donna molestata, l’autore del gesto si è scusato, adducendo con tutta probabilità come attenuante  l’esaltazione del momento: un puro istinto? Questo significa un retaggio arretrato, duro a morire. Tutto magari finirà lì, ma rimane l’amaro in bocca per il significato del gesto. Quanti episodi simili o peggiori , episodi in cui si arriva alla violenza, non vengono denunciati? Una quantità enorme, a telecamere spente.  Svegliatevi uomini, mi riferisco a coloro tra voi  fermi al secolo scorso, la donna non ha più voglia di subire. C’è un tempo, per ogni essere vivente e pensante, donna o uomo che sia, per il lavoro, per la vita sociale, per l’amore, per le vicendevoli schermaglie erotiche e  per il sesso: come libera scelta. La vita potrebbe essere bellissima.