Nei giorni scorsi esce questa notizia: la polizia tedesca piomba in casa del dottor Andreas Noack, arrestandolo durante una diretta streaming in cui contestava le politiche della Merkel sul Covid. Perché questa notizia ha suscitato proteste tali da spingere migliaia di cittadini nelle piazze tedesche? Questi movimenti, duramente ostacolati dalla teste di cuoio con idranti, cani lupo e la minaccia di sparare, sono stati la risposta all’applicazione della Legge sulla protezione delle infezioni appena approvata il 18 novembre davanti alla Corte Costituzionale federale e che è stata subito applicato con l’arresto, avvenuto in diretta, del blogger che trasmetteva da casa propria. Così l’abitazione, considerata un diritto sempre garantito, è finita sotto tutela perché il Bundestag ha approvato con votazione per appello nominale un disegno di legge della coalizione CDU/CSU e SPD per una terza legge “per la protezione della popolazione in caso di situazione epidemica di importanza nazionale” che contiene una specifica giuridica relativa alla violazione delle libertà fondamentali. Un nuovo § 28a della legge sulla protezione dalle infezioni elenca in modo specifico le possibili misure di protezione per combattere l’epidemia, con i valori limite, i termini e le giustificazioni delle restrizioni. In particolare, con questa ordinanza, che si basa sulle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si interviene su i diritti fondamentali della libertà della persona (articolo 2 capoverso 2 frase 2 Legge fondamentale), la libertà di riunione (articolo 8 Legge fondamentale), la libertà di movimento (articolo 11 comma 1 Legge fondamentale) e l’inviolabilità del domicilio (art. 13, comma 1 Legge fondamentale). Saranno valutati continuamente i requisiti per mantenere le limitazioni dei diritti fondamentali associate a questa ordinanza continuano ad esistere.
“Siamo entrati in un periodo storico in cui questi virus e queste pandemie saranno sempre più frequenti. Con questo coronavirus ci è andata anche bene, perché ha una bassa letalità. Se con il prossimo virus quest’ultima dovesse essere più alta, i risultati sarebbero disastrosi”. Lo ha spiegato Walter Ricciardi, docente di Igiene all’Università Cattolica di Roma e consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza.
Dobbiamo allora abituarci a convivere con la pandemia, come ci viene detto? La protezione della salute è certamente primaria e così sta prevalendo su tutto, anche se in varie occasioni i governi non hanno mostrato altrettanta solerzia. Oggi, spinti dai numeri che ci parlano di casi in aumento, di rischi per tutti, con tante incognite per il futuro, questa esigenza ha già indotto i politici tedeschi ad un passo che suscita polemiche ed amare riflessioni per i timori di una deriva autoritaria che rievoca i fantasmi del passato.
Da noi Italia viva di Renzi ha già fatto le sue proposte di istituire un Passaporto sanitario integrato al vaccino anti-Covid. Chi non potrà esibire il documento non dovrà essere autorizzato a:
fruire dei mezzi di trasporto
accedere ai pubblici esercizi (bar, ristoranti, discoteche, negozi)
accedere all’interno di teatri, musei, stadi, centri commerciali
frequentare luoghi pubblici con rilevante presenza di soggetti a rischio come scuole ed ospedali.
Quest’anno abbiamo già subito numerose limitazioni con danni di vario tipo. Fra l’altro, molti malati non riescono più a seguire le terapie necessarie per tenere sotto controllo patologie anche a rischio di degenerare, soprattutto a causa di un sistema sanitario pubblico che ha investimenti ridotti e personale inadeguato a garantire un’efficiente assistenza a tutti, frutto di scelte politiche che nel corso di decenni hanno penalizzato il ruolo pubblico, mentre il privato ha potuto aumentare la sua presenza sul territorio.
Il dibattito pro o contro queste misure per ora avviene in tono sommesso, ma di sicuro si svilupperà perché questi limiti toccherebbero modelli di vita e libertà individuali, ritenute sinora inviolabili.
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