Mi perdoneranno i lettori se nei miei scritti spesso reitero alcuni concetti, ma purtroppo molti dei fenomeni sociali che viviamo sono creati, fomentati e strumentalizzati dall’Industria; nel caso degli argomenti della mia professione, alimentare, farmaceutica e cosmetica, e in questo momento contingente, anche dall’industria del Covid-19. Sono polemica? Forse. Quel che è certo è che alle tante spinte ai consumi, che passano attraverso la medicalizzazione e ospedalizzazione del corpo, aggiungerei anche questa. Nei nostri ricchi Paesi occidentali assistiamo da molti decenni a una crescente trasformazione della vita quotidiana in oggetto di interesse sanitario, intendendo con “medicalizzazione”, l’estensione dell’attenzione medica ad ambiti prima non pertinenti. Molte condizioni e manifestazioni umane, una volta assolutamente normali, sono ora considerate patologiche o comunque non “opportune” e il processo sembra essere inarrestabile, e quel che sta accadendo con l’epidemia attuale, conferma il trend.
C’è chi vede alla base del fenomeno gli interessi economici legati al mondo della Sanità, che a partire dagli anni ‘80 sembrano essere il motore propulsore, soprattutto in alcuni ambiti della Medicina come la Psichiatria; si pensi al caso della medicalizzazione della tristezza, considerata alla stregua di una malattia e non di uno stato d’animo. Ma vorrei anche analizzare il caso della condizione nuova in cui ci ritroviamo, per il coronavirus. Non entro nel merito delle scelte politiche, se debbano essere volte alla salvaguardia della popolazione prima, e dell’economia dopo, se debbano essere fatte in concertazione con gli esperti o debbano essere frutto del confronto con l’Opposizione e le forse sociali, so che quel che si è fatto, è stato frutto della più totale confusione, che ha fatto apparire i responsabili della Sanità e i Politici, formiche attaccate dal formicaleone; tutti correvano di qua e di la gridando: emergenza, pandemia! E si dimenticavano di creare percorsi e reparti separati per i malati Covid e di stoccare DPI per proteggere il personale e i pazienti stessi, non facevano tamponi alla maggior parte dei cittadini per studiare l’epidemiologia dell’infezione, facevano passare la quarantena degli infetti nelle RSA, provocando una strage di anziani e brancolavano nel buio, riguardo alle terapie idonee. Allora quali strategie sono state adottate. Chiudiamo tutti in casa, senza distinzione di età e patologie precedenti, vietiamo le attività all’aria aperta, le meno pericolose se fatte da soli, facciamo sentire tutti responsabili di pandemia aggravata, se si contravvengono le regole di contenimento, così il cittadino si sente colpevole e non si fa domande sulle inefficienze e sugli errori procedurali dei Ministeri e del Governo. Ora medicalizziamo gli anziani, decidiamo che dai 65 anni in poi se ne stanno in formalina ancora qualche mese, non importa se sono sani e attivi, la medicalizzazione spinta ha stabilito l’età di sbarramento.
Strana epoca questa, noi poveri Argonauti del 2020, l’anno bisestile del Coronavirus, veniamo ingaggiati da un estenuante tira e molla che vede da un lato la lobby industriale, che fa di tutto per farci consumare, ammalare, ingrassare, e dall’altro quella farmaceutica e sanitaria, che con i suoi farmaci, i suoi integratori, le sue panacee, ci fa credere di poter vivere in eterno, immuni dalle malattie. Sui social si assiste ad una battaglia quotidiana a colpi di rimedi miracolosi e mascherine inespugnabili, che ci permetteranno di affrontare senza paura miliardi di nano particelle di virus. Insomma la gestione del corpo continua, anche se ora è paludata da una nobile intenzione, intanto non importa se in nome della sicurezza, si chiudono menti, lavori, vita sociale e aziende. Non voglio essere fraintesa, la chiusura nel periodo rosso dell’emergenza andava fatta, le misure di distanziamento sociale fondamentali, ma non era necessario farci sentire tutti in un enorme ospedale di trincea, malati a prescindere. Le valutazioni, come sempre, saranno a cose finite e allora forse ci riapproprieremo della naturalità dell’esistenza, per ora siamo tutti pazienti…