Non posso uscire di casa, come tutti. Lavoro in smart working, leggo, mi dedico alla casa e guardo la televisione. Ho visto immagini terribili: corsie di ospedali in cui la lotta al Coronavirus ha significato scegliere tra la vita e la morte. Agghiacciante. Ma non voglio parlare di questo. Lascio ai medici e agli infermieri fare il loro lavoro. Angeli di questo tempo, ma anche professionisti a cui solo in queste emergenze impariamo a dare il giusto valore.
In TV vedo passare le storie di tante persone. Immagini di lotta al virus nelle case, nelle residenze per anziani. Ma vedo anche altro, strade e piazze. Vedo città vuote. Terribilmente vuote. Meravigliosamente vuote…
Vedere le città deserte è strano. Una forte emozione. Torino, Firenze, Roma, Venezia soprattutto, deserte. La bellezza di Venezia è come rinata. Una città d’arte incantata in cui i delfini nuotano nei canali tra le calli. Non più deturpata dalle orde di turisti che normalmente la ricoprono, la soffocano, l’annullano. Tutti vorremmo essere lì ora per assaporare la meravigliosa vista di una piazza San Marco vuota, ma se tutti ci fossimo sparirebbe la magia. Allora mi domando: come conciliare questi due opposti? In questi giorni terribili abbiamo riscoperto la bellezza di un’Italia dimenticata, nascosta dalla folla. Ma siamo realisti. Venezia – come molte altre città italiane – senza turismo è splendida ma non sopravvivrebbe.
Probabilmente dovremmo tornare ad un turismo meno di massa e più competente. Ma se è la Bellezza ad elevare l’essere umano e a salvarlo, come possiamo scegliere chi può godere del fascino di queste città, chi può godere dell’Arte? Anche l’arte può aiutarci ad uscire da una crisi esistenziale profonda, da un periodo negativo personale e sociale, cominciando dal pensiero positivo. Da sempre la bellezza si riconosce nel lavoro degli artisti. Il processo creativo messo da loro in atto può infondere benessere in tutti coloro che entrano in contatto con l’opera d’arte, qualunque essa sia. L’arte può trasmettere a tutti noi quella positività con cui possiamo affrontare ogni giorno le difficoltà della vita. Impariamo a riconoscerla e a rispettarla.
Il “bello” è però un concetto ampio, che si estende oltre la percezione sensoriale, fondendosi con l’etica. Lo si può riconoscere nell’estetica del comportamento, dove può tradursi in correttezza, onestà, sensibilità, rispetto dell’altro. In poche parole, bontà. Certo sono concetti che se perseguiti quotidianamente da ognuno, permetterebbero al mondo di evolvere in meglio. Come si può non vedere la Bellezza nel lavoro di tutti coloro che in questi giorni terribili danno in ogni modo il loro contributo.
Ecco, il virus ci sta lasciando proprio questo: non solo “guardare” ma riuscire a vedere la bellezza del nostro Paese, ovunque essa sia.
Loretta Del Ponte
Torino 13 aprile 2020