La misoginia di Roberto D’Agostino non è acqua e gli strali sfregiano il volto del non più eterno, anzi precario e sgangherato, femminino regale.
Per l’acido gossipparo Elly Schlein è soltanto “tre passaporti ed una fidanzata”, il resto è poco o niente.
Quindi, chi dice donna dice danno.
Marija Zacharova non è semplicemente avversaria al veleno, che osa prendersela addirittura con la “mummia sicula”. No, è una “zoccolova che dà fiato alla bocca”. Per esplicitare meglio il senso della raffinata definizione, Roberto aggiunge tre fotografie porno-allusive con le labbra tumide al peccato… di fragola. Insomma, la donna“zoccolova” è.
Giorgia Meloni, quando viene trattata civilmente, è “ducetta”, “duciona”, “melona” “statista della Garbatella”, “borgatara coatta”, “mille facce, forse nessuna”, “poverina”, “orfanella di Musk (e Stroppa)”, con il contorno di fotomontaggi irridenti, tipo quello, spesso reiterato, che la immortala in divisa da cameriera provetta, che serve la colazione ai padroni Trump e Musk.
Dunque, la donna serva è.
Eppure, quest’uomo che odia le donne, in realtà, si accontenterebbe di cancellare soltanto Giorgia Meloni, stagliando se stesso come unica, vera e dura opposizione al Governo.
Purtroppo, è sempre scavalcato dal sottosegretario Andrea Del Mastro, la più perseverante e micidiale spina nel fianco di Palazzo Chigi.
La corsa agli armamenti proposta da Ursula e votata anche da Forza Italia e Fratelli d’Italia non va osteggiata, dato che presenta un aspetto del tutto godibile: la minacciata eurodeterrenza funziona e atterrisce.
Infatti, Vladimir Putin si sta ammazzando di risate.
Lo stesso ombrello nucleare di Macron si connota per la indubitabile micidialità…esilarante.
Solo il pensiero dello sganasciamento di Dmitrij Peskov davanti al pericolo dell’atomica franciosa, però orfana di missili, magari trasportata a piedi, sulla soma dei muli o grazie all’autostop, eguaglia il divertimento di Elon Musk, quando gli riferiscono gli insidiosi sabotaggi promessi da Michele Serra.
Il somaro in storia e geografia, infatti, si appresta, dall’alto della propria “spartana” Rupe Tarpea, a sparare con la fionda serciate elleniche contro i satelliti capitolini di Musk, appena lanciati in orbita dal monte Taigeto, sito tra il Campidoglio e il Teatro di Marcello, via San Giovanni Decollato, 00186 Roma.
Certo, invecchiando può succedere di rinnegare il passato comunista e sposare i dogmi europeisti, basta mazzafiondare una nuova vocale, da Urss ad Eurss.
Del resto, l’una e l’altra si fondano sull’imperativo della sovranità limitata: basta che Sparta e Roma obbediscano al Politbjurò di Bruxelles.
Con Leonid da giovani, con Ursula da vecchi.
Sghignazzi e fuggi fuggi divertiti sulla piazza rossa, appena il socialista belga Elio Di Rupo, ricicciandosi, profetizza:
«… Se a Putin si concede una vittoria anche parziale in Ucraina, potrebbe essere tentato di testare la Nato. Non certo attaccando Roma o Bruxelles, ma magari Paesi come Estonia o Lettonia. Potrebbe farlo militarmente o con una guerra ibrida».
Di Rupo è quell’omosessuale sfortunato uscito, però, illeso da una brutta vicenda: nell’agosto 1996 vengono scoperte le prigioni, dove il pedofilo Marc Dutroux, il «mostro di Marcinelle», stuprava, seviziava e faceva morire di fame le bambine rapite. Contro tanto orrore parte la «marcia bianca» del 20 ottobre 1996, che raduna 300 mila cittadini per le strade di Bruxelles. Nel novembre 1996 la Procura generale inserisce, sulla base di testimonianze e voci, Di Rupo nel dossier pedofilia. Il tg in lingua fiamminga riferisce di relazioni del vallone Di Rupo con minorenni. Nel dossier si ritrova pure il ministro democristiano Jean-Pierre Grafè, insieme al fratello Jacques, arrestato due volte per pedofilia. Il 13 dicembre 1996, l’allora viceministro belga, che al massimo potrebbe essere definito ebofilo alla Pier Paolo Pasolini e non pedofilo, ne esce indenne. La maggioranza della commissione parlamentare d’inchiesta dichiara il «non luogo a procedere». Sentenza politica, ma probabilmente giusta, senza dover mettere in mezzo la massoneria – Di Rupo è massone -, che in Belgio è potente. Alla fine, l’unico a pagare è il giudice Jean Marc Connerotte: prima, gli viene sottratta l’indagine che faceva traballare il governo di centro-sinistra, quindi, è destituito.
L’ impassibile Sergej Lavrov si spaventa, sino a farsi addosso l’intero scompiscio di risate, ascoltando Anitta Hipper, portavoce di Kaja Kallas, che declama: «Vogliamo che la Russia sia debole e l’Ucraina sia forte».
Insomma, vedi Tallinn e poi muori di ridarella.
L’erba voglio e il business sugli armamenti in progressione geometrica ispirano anche Annalena Baerbock, ministro degli esteri del IV Reich:
«Non avrebbe senso un cessate il fuoco che poi, dopo due o quattro anni, porterebbe a più sofferenza, più distruzione, più guerra in Europa…la pace in Europa arriverà solo attraverso la forza».
Nella Carta europea dei diritti rifiutarono ogni riferimento alle radici giudaico-cristiane, in luogo dei quali ora vige il culto del dio Marte.
No a Mosè, no a Cristo, sì a Carl von Clausewitz ed a Sun Tzu.
Allora, che sia benedetta sorella Morte, che allestisce il piatto ricco di milioni di cadaveri, dove gli europarlamentari ci si ficcano.
Trattandosi di eurobulimici di cartamoneta e di regalini, si affollano i loro compratori: dal Qatar alla Cina molti acquirenti rilanciano offerte allettanti per determinare la politica di Bruxelles.
Intanto, spunta fuori l’impudente lettera d’intenti vergata dalla cinese Huawei, i cui desiderata sono stati legittimati e sottoscritti con tanto di firma autografa da parecchi eurodeputati.
Il ghostwriter di Strasburgo è la Cina.
Non si tratta soltanto di ladruncoli o di traditori, forse ci tocca ammettere che stiamo accettando supinamente di essere guidati, governati, tartassati, impoveriti e condotti al disastro da ominicchi un tanto al chilo appartenenti alla nullità organizzata.
Huawei, società di telecomunicazioni, sa come gratificare, vedi il ben remunerato impiego di consulente strategico all’on. Mirella Liuzzi, la grillina che fu sottosegretaria nell’Esecutivo Giuseppe Conte con delega alle…Telecomunicazioni.
Urlavano: Onestà!Onestà!Onestà! Ora, mitra e mistrà!