Ricercare e perseguire la qualità in sanità è fondamentale anche tramite l’integrazione interdisciplinare delle Health Humanities alle strategie in ambito clinico-assistenziale.
La cosiddetta “evidence-based medicine” (EBM), ovvero la medicina basata su prove scientifiche rigorose, resta la base del metodo di cura delle persone, ma un approccio esclusivamente tecnico alle condizioni di malattia è insufficiente. La cura, infatti, non è mai affare di una sola persona o di un solo percorso terapeutico, bensì “un’area di incontro tra arti e discipline umanistiche, da un lato, e, dall’altro, scienze, da medicina e psicologia a matematica e fisica, finalizzata alla promozione della salute”: un sistema che va oltre il passaggio da “to Cure” a “to Care” (due verbi inglesi foneticamente e graficamente molto simili: dal “curare” al “preoccuparsi per”, “prendersi cura” del malato) e che non si contrappone affatto alla “evidence-based medicine” ma la completa, nell’interesse finale dei pazienti, per arrivare a una maggiore personalizzazione della cura e, quindi, alla ‘costruzione’ e al raggiungimento del benessere individuale e comune.
Le biblioteche, per esempio, possono avere un ruolo strategico per la salute di individui e comunità. Il campo è stato esplorato dal convegno “Biblioteche e Health Humanities: un’alleanza per la salute”, tenutosi il 5 dicembre scorso a Roma all’Istituto Superiore di Sanità, organizzato con l’intento di realizzare un luogo di incontro e di confronto «per promuovere le Health Humanities nell’intera rete del sistema bibliotecario, coinvolgendo attivamente le biblioteche italiane per implementarne le funzioni di promotrici di conoscenza ed equità nel contesto sociale».
Proposto dall’Istituto Superiore di Sanità (Biblioteca – Servizio Comunicazione Scientifica e Laboratorio di Health Humanities – Centro Nazionale Malattie Rare) e dalla Sapienza Università di Roma (Dipartimento di Lettere e Culture Moderne), in collaborazione con l’Associazione Italiana Biblioteche e il Cultural Welfare Center, l’evento ha confermato la funzione delle biblioteche italiane – sono 8.131 le biblioteche pubbliche e private censite dall’ISTAT nel 2022 – quale presidio culturale più facilmente accessibile nel nostro Paese.
Da una survey presentata durante il convegno è emerso che il 52% di un campione di biblioteche ha organizzato attività di promozione della salute almeno una volta negli ultimi anni. Secondo il sondaggio esplorativo, che riguarda un campione di circa 400 biblioteche che hanno risposto volontariamente al questionario, la tipologia di eventi organizzata più spesso è il seminario o il workshop, seguita dai gruppi di lettura. Nella maggior parte dei casi sono coinvolti soggetti esterni, e il principale target delle iniziative è il pubblico adulto.
«Le biblioteche, storicamente custodi della conoscenza, oggi assumono un ruolo ancor più centrale – ha dichiarato il presidente dell’ISS Rocco Bellantone in apertura del convegno – diventano luoghi di incontro, partecipazione e benessere, capaci di incidere concretamente sulla qualità di vita delle persone. Grazie all’approccio delle Health Humanities, è possibile integrare scienze, arti e discipline umanistiche per promuovere la salute».
Parlare di salute pubblica, dunque, significa anche rivolgersi al più ampio numero di cittadini e, in tal senso, le biblioteche sono un luogo privilegiato: «Aperte a tutti, da sempre custodi di saperi e casa per eccellenza delle narrazioni, possono essere una delle porte d’accesso per sostenere le Health Humanities, ovvero, attività di ricerca, formazione, comunicazione che contaminano la narrazione con la scienza con l’obiettivo di promuovere la salute. Valorizzando il ruolo che le biblioteche già svolgono per l’informazione, l’alfabetizzazione, l’inclusività, la partecipazione civica, da una parte, e gli strumenti che le Health Humanities (contaminazione tra discipline umanistiche, arti e scienze che comprendono le Medical Humanities, che a loro volta includono la Medicina Narrativa) possono fornire rispetto all’integrazioni di narrazioni e scienze, dall’altra, il nostro contributo intende illustrare in che modo le biblioteche possano favorire le Health Humanities, grazie alla loro presenza capillare sul territorio e al loro forte impatto sociale, confermandosi entrambe come strumenti fondamentali per dare impulso a una società più equa, responsabile e sostenibile», evidenziano Amalia Egle Gentile e Vittorio Ponzani, responsabili scientifici del convegno insieme a Chiara Faggiolani.
Tra gli esperti intervenuti, la docente Livia Castelli ha sottolineato: «La biblioteca accademica di Storia della medicina di Sapienza è creata nella seconda metà del XX secolo da Adalberto Pazzini. Innovatore, collezionista, egli la concepisce come centro di documentazione che supporti con una serie di strumenti di ricerca le raccolte di materiali librarie e museali. Essa svolge oggi iniziative formative centrate sul patrimonio posseduto rivolte agli studenti dei corsi di medicina e partecipa a iniziative di valorizzazione».
Partendo dai due concetti Biblioteche biomediche e Medicina Narrativa (MN), dalla letteratura e da realizzazioni pratiche, Ivana Truccolo (già IRCCS Centro di Riferimento Oncologico, Aviano) ha tracciato il filo che unisce i due elementi e che permette a entrambi di potenziarsi a vicenda: «Le biblioteche sono sempre più chiamate a offrire i loro servizi non solo a professionisti della salute e ricercatori, ma anche a pazienti e cittadini. L’approccio della MN è un terreno in cui la competenza e la capacità di collaborare dei bibliotecari può essere un valore aggiunto».
Il dialogo tra Antonio Mistretta (direttore Servizio Comunicazione Scientifica dell’ISS) e Silvana Quadrino (Istituto Change, Torino) dal titolo “Il Fondo Bert della Biblioteca dell’Istituto Superiore di Sanità. Una vita tra narrazione e cura” ha avuto per oggetto il fondo donato dalla prof.ssa Quadrino (vedova di Giorgio Bert, medico e docente di Semeiotica Medica all’Università di Torino) alla Biblioteca dell’ISS e il ruolo dello stesso Bert per la nascita della MN in Italia (in occasione del convegno è stato pubblicato il volume dedicato al fondo, intitolato “Il Fondo Giorgio Bert nella Biblioteca dell’ISS: una raccolta per la Medicina Narrativa”).
Su “Prescrizione sociale e biblioteche” si è soffermata Annalisa Cicerchia (Istituto Nazionale di Statistica; Cultural Welfare Center, Torino): «Sperimentazioni in tutto il mondo e studi pluridisciplinari indicano importanti benefici del coinvolgimento nelle arti e nella cultura sulla salute e sul benessere. Nella loro natura di servizio, le biblioteche hanno un grande potenziale per la promozione della salute e per la prevenzione, la gestione e il trattamento delle malattie o di limitazioni anche gravi» ha spiegato nel suo contributo, proponendo l’applicazione di alcune categorie – Contesti, Progetti e Persone – che studi recenti hanno utilizzato per fare luce sugli ingredienti attivi delle attività di Arte e Salute, nella prospettiva della Prescrizione sociale.
Sull’importanza della biblioterapia e dei libri intesi come supporto terapeutico, volti a migliorare attraverso la lettura il benessere dei pazienti o la qualità del tempo che si è costretti a trascorrere durante il ricovero o nelle lunghe attese nei corridoi dell’ospedale, si è basato il progetto proposto da chi scrive alla Casa di Cura “San Michele” di Maddaloni, in provincia di Caserta, di realizzare una Biblioteca per degenti per un’assistenza sanitaria centrata sulla persona, tenendo conto di tutti i suoi aspetti. Fu inaugurata nel febbraio 2006 con un fondo librario dato dall’editore Guida a favore dei pazienti e dei loro familiari, oltre che dei curanti. L’istituzione di una delle primissime biblioteche italiane site all’interno di una struttura sanitaria a supporto di degenti, loro familiari, personale medico e paramedico, finalizzata all’umanizzazione delle cure e alla salute dei pazienti intesa nella sua globalità, ha fatto ottenere alla San Michele, il 10 giugno 2023, il Premio Intercontinentale di Arte Letteraria “Le Nove Muse”. Con il plauso di Aristotele, convinto che la letteratura fosse in grado di guarire le persone, e degli antichi romani, i quali riconobbero l’esistenza di un rapporto tra medicina e lettura.