Sin dalla prima apparizione, in Europa nel XIV secolo, della Sacra Sindone, sono subito sorti seri dubbi sulla sua autenticità; deve, comunque, ritenersi che solo nell’ultimo secolo sono stati effettuati seri studi e ricerche scientifiche, avvalendosi delle nuove tecnologie messe a disposizione del mondo scientifico.

           Allo stato  attuale, pur riconoscendo, ormai dalla quasi unanimità dei ricercatori, che l’immagine impressa sulla Sindone raffiguri le sembianze di Gesù Cristo, morto in croce e deposto nel sepolcro, permangono ancora seri dubbi sulla sua autenticità, sostenendo, alcuni, l’ipotesi che possa trattarsi di un falso medioevale, ed altri che ritengono che detta immagine possa essere stata prodotta, come effetto naturale della Resurrezione di Gesù:  non risultano, inoltre, mai risolti i problemi relativi alla datazione del telo sindonico.

           Per quanto concerne la datazione del telo sindonico, i dubbi permangono dato che le note analisi fatte con il metodo C 14 sono state ampiamente contestate con motivazioni varie che, obbiettivamente, non possono essere ignorate; d’altra parte, non risultano affidabili alternative al suddetto metodo C 14 per determinare con esattezza la sua data di origine.

           Non può, comunque, sottacersi che, l’indagine sulla datazione del telo sindonico non porta ad alcun utile risultato al fine di risolvere l’enigma sull’autenticità della Sacra Sindone, dato che, quandanche risultasse accertata la sua data corrispondente alla data della Crocifissione di Gesù, non risulterebbe risolto il  vero problema circa le modalità di formazione dell’immagine ivi impressa: è, infatti, evidente che l’indagine sulla datazione del telo sindonico avrebbe senso solo nel caso che risultasse provato che la suddetta impressione sia effetto diretto della Resurrezione di Gesù. Quest’ultima condizione, come esclusiva causa della suddetta impressione, deve, quindi, essere considerata come logico ed indispensabile presupposto per un utile ricerca sulla data di origine del telo sindonico.

          Il fondamentale enigma da risolvere, sempre con riferimento all’ipotesi che la formazione dell’immagine fosse coeva alla Resurrezione di Gesù, è, quindi, identificabile nella ricerca delle modalità di formazione dell’immagine: tale ricerca è, fin ora, fallita perché ritenuta “impossibile”, non essendo il mondo scientifico riuscito a trovare alcuna soluzione valida, sotto l’aspetto scientifico, che risulti compatibile con l’obbiettiva situazione di fatto in cui si trovava il corpo di Gesù, al momento della Sua Resurrezione.

           La suddetta “impossibilità” (esplicitamente affermata da valenti scienziati e ricercatori) va, infatti, riferita non alla mancata attuale conoscenza di particolari tecniche che, in un possibile futuro anche non prossimo, possano essere eventualmente essere scoperte che giustificherebbero ulteriori ricerche e tentativi allo scopo di individuare nuovi mezzi utili a spiegare come quell’immagine si fosse prodotta, bensì a numerose  incongruenze presenti nell’immagine, con riferimento a situazioni di mero fatto con esse incompatibili e, pertanto, non suscettibili di essere  spiegate, anche in un futuro molto lontano.

Non può, infatti, dimenticarsi, in quale posizione si trovasse il Corpo di Gesù, al momento della Sua Resurrezione: il Suo Corpo, giaceva nel sepolcro, avvolto dalla Sindone abbondantemente già macchiata di sangue e tenuto, a questa, ben aderente dalle fasce che la sovrastavano.

La descrizione, come sopra sinteticamente descritta, corrisponde esattamente alla narrazione evangelica che, del resto, risulta aderente alle prescrizioni ebraiche previste per la sepoltura dei cadaveri, con particolare riguardo a quelli relativi a morte violenta: in questo caso, al fine di evitare la vietata dispersione del sangue proveniente dalle ferite inferte al condannato (come, appunto, il caso di Gesù) , veniva prescritto che il cadavere venisse avvolto in un lenzuolo, a sua volta tenuto ben stretto da bende che lo circondavano, per essere trasportato dal luogo ove era morto al sepolcro. Tale usanza risulta ancora oggi praticata, come emerge da vari filmati televisivi relativi al trasporto dei morti nel conflitto palestinese.

A tal riguardo non può sottacersi come quanti (sia scienziati che sindonologi ) che cercano di provare che la formazione dell’immagine sindonica sia da attribuirsi ad un naturale effetto della Resurrezione di Gesù si sono visti costretti ad una fantasiosa, quanto indebita, ricostruzione della scena su indicata vistosamente modificandola del tutto: secondo loro, infatti, il corpo di Gesù deposto dalla croce sarebbe stato adagiato, solo nel sepolcro, sulla parte posteriore del lenzuolo steso per terra e, quindi, ricoperto dall’altra parte dello stesso, solo adagiato sulla parte anteriore del Suo corpo, dimenticandosi completamente del suo utilizzo nel trasporto dal Golgota al sepolcro e delle bende che lo sovrastavano e lo tenevano ben stretto al corpo di Gesù, cosa che, ovviamente, avrebbe logicamente escluso in modo incontestabile qualsiasi proiezione di immagine.

            Nel mio precedente articolo, dal titolo “La Sacra Sindone: una immagine impossibile” ho, comunque,  elencato una  lunga serie di ulteriori incongruenze che le rendono definitivamente incompatibili con la situazione di fatto sopra descritta.

A solo titolo esemplificativo, mi limito a ricordare che, come concordemente accertato dal mondo scientifico, l’immagine impressa sulla Sacra Sindone risulta realizzata, per quanto concerne le macchie di sangue, dal contatto del telo con il corpo di Gesù, mentre, per l’immagine del corpo, per proiezione, senza alcun riscontrato contatto tra telo e corpo di Gesù. E’ evidente, pertanto, che, essendo unica l’immagine, l’immagine del corpo  ottenuta per proiezione non  possa essere sovrapposta a quella ottenuta per contatto, per le inevitabili distorsioni di quest’ultima, anche con riferimento alle macchie di sangue presenti sui due lati del corpo e non presenti sull’immagine ottenuta per proiezione verticale che sarebbero, invece, finite al difuori del perimetro dell’immagine prodotta per proiezione ; inoltre, per quanto concerne l’immagine del corpo realizzata per proiezione, è evidente che tale modalità avrebbe comportato il distacco del telo dal corpo, per entrambi i lati,  che le suddette due parti fossero ben stese e “candide” (situazioni, entrambe, davvero “impossibili” e, comunque, per quanto sopra detto sulla posizione del corpo di Gesù, al momento della Sua resurrezione, non corrispondenti alla realtà) e che, inoltre, tra le due parti del telo sussistesse un adeguato distacco, anch’esso “impossibile”, dato che tra le immagini delle due teste contrapposte il distacco esistente è di una decina di centimetri, assolutamente insufficiente a realizzare la suddetta doppia proiezione. In altri termini, per realizzare la doppia immagine  così come raffigurata sul sacro telo, il corpo di Gesù si sarebbe dovuto trovare nell’assurda quanto inverosimile posizione di galleggiamento tra le due parti contrapposte del suddetto telo sindonico.

Quanto, come sopra descritto, unitamente a tutte le altre analoghe situazioni di fatto, descritte nel precedente mio articolo, difficilmente contestabili e non suscettibili di essere modificate in futuro, rende obbiettivamente “impossibile”  che l’impressione dell’immagine  possa essersi realizzata per effetto naturale della Resurrezione di Gesù (di ciò ne è ulteriore conferma quanto fatto presente nel precedente articolo, dal titolo “La Sacra Sindone alla luce della Trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor”)  e, conseguentemente, si rileva inutile ogni ulteriore ricerca sulla datazione del telo sindonico.

Sulla base di quanto come sopra fatto presente, entrambe  le due ipotetiche tesi contrapposte sull’autenticità della sacra Sindone  sono da ritenersi inaccettabili; dopo oltre un secolo di approfondite ed affannose indagini e sperimentazioni per arrivare alla spiegazione dell’enigma della sacra Sindone, può, infatti, pervenirsi alla seguente conclusione: se è vero che l’ipotesi di un falso medievale è da scartarsi in quanto sono obbiettivamente falliti tutti i tentativi di riproduzione dell’immagine sindonica, in tutti i suoi particolarissimi aspetti, pur avvalendosi delle acquisite conoscenze scientifiche (in campo chimico, fisico e medico) dopo oltre sette secoli dall’eventuale confezione del falso, è altrettanto vero, sulla base di quanto come sopra fatto presente, che sono falliti anche tutti i tentativi di dimostrare che detta immagine fosse da ritenersi naturale effetto della Resurrezione di Gesù e, quindi, che la sua formazione fosse coeva a tale miracoloso evento, in presenza di irrisolvibili incongruenze ed incompatibili situazioni di fatto; d’altra parte, i risultati ottenuti dalle sperimentazioni effettuate dai ricercatori di entrambi i contrapposti schieramenti, al fine di dimostrare la validità delle rispettive ipotesi, nonostante i numerosi tentativi ed aggiustamenti fatti nel corso di vari anni di lavoro, si sono dimostrati molto deludenti tanto da poter obbiettivamente definirli, entrambi, fallimentari (alludo ai lavori svolti da noti esponenti del mondo scientifico come il Chimico, Prof. Garlaschelli, da un lato ed i Fisici, proff. Baldacchini e Di Lazzaro, dall’altro).

Non può, inoltre sottacersi che l’impossibilità di ritenere l’immagine sindonica come conseguenza naturale e diretta rispetto alla Resurrezione di Gesù, unitamente all’impossibilità di pervenire ad un valido ed incontestabile risultato sulla datazione della Sindone, porta, inevitabilmente, all’obbiettiva conclusione di non poter sostenere con certezza che il telo sindonico presente a Torino sia identificabile in quello che abbia realmente avvolto il corpo di Gesù, morto e deposto nel sepolcro.

Purtroppo, fino a quando ci saranno scienziati e sindonologi che, nonostante i ripetuti fallimenti, e sempre al fine di dimostrare l’autenticità della sacra Sindone,  continueranno testardamente ad insistere, sulla base di proposte inaffidabili, nella richiesta di ulteriori ricerche al fine di provare che la datazione della Sindone corrisponda a quella della Morte e Resurrezione di Gesù,  e che l’immagine impressa su detta Sindone si sia formata a seguito della Resurrezione di Gesù, in contrasto con obbiettive situazioni di fatto che escludono tale possibilità, non si perverrà mai ad alcun utile risultato per l’obbiettiva  “impossibilità” dell’avveramento di tali condizioni che, invece, vengono, a torto, ritenute dai suddetti scienziati e sindonologi,  necessarie per dimostrare l’autenticità della Sacra Sindone: l’attuale situazione  di stallo appare, pertanto, destinata a permanere a tempo indeterminato, alimentando sempre più la contrapposta tesi del falso medievale.

            Dovendo, in ogni caso, ritenere inaccettabili, perché prive di validi e probanti elementi di prova, entrambe le contrapposte tesi, quella, cioè, del falso medioevale e l’altra che individua l’immagine ivi impressa come conseguenza naturale e diretta della Resurrezione di Gesù e dovendosi, comunque,  individuare la causa di origine  dell’immagine ivi impressa, l’autenticità di quest’ultima deve, quindi,  necessariamente riferirsi a quello che realmente è, vale a dire all’unica possibile ipotesi rimasta, a quella, cioè, di una immagine miracolosa prodotta per un intervento sovrannaturale, al di sopra delle naturali leggi fisiche e, comunque, intervenuto in un momento diverso da quello della Resurrezione di Gesù (anche se non meglio precisabile, compreso tra un momento immediatamente successivo a tale evento miracoloso fino all’apparizione in Europa del sacro telo), identificando il suo Autore nella Persona ivi raffigurata che tale “segno” aveva già preannunciato di lasciare, tralasciando ogni indagine (comunque rivelatasi “impossibile”) sulla datazione del sacro telo presente a Torino e, conseguentemente, se lo stesso abbia, o meno, avvolto il corpo di Gesù, al momento della Sua Resurrezione.

             E’ di tutta evidenza, infatti, come l’incommensurabile valore del Sacro Telo e la sua autenticità vadano ricercati con esclusivo riferimento alla stupefacente modalità della formazione dell’immagine ivi impressa, con tutte le sue particolarità ed incongruenze che appaiono, come già in precedenza sostenuto, davvero inspiegabili, prescindendo, quindi, da ogni indagine relativa alla datazione del suddetto telo sindonico e alla ipotetica (quanto “impossibile”) naturale formazione dell’immagine sindonica connessa alla Resurrezione di Gesù, che nulla rilevano nei confronti della natura miracolosa di tale immagine presente sulla sacra Sindone di Torino la cui data di origine  potrebbe, pertanto, eventualmente ed indifferentemente, essere di 2000 anni fa, oppure del XIV secolo.

             Tutto ciò premesso, non è dato conoscere in base a quali argomentazioni, pur sempre imperscrutabili ed insindacabili, la Chiesa Cattolica, che per tanto tempo ha mantenuto un prudente atteggiamento di prudenza, nel quale alla Sacra Sindone è stata alternativamente ed impropriamente attribuita la qualifica di “reliquia” o “icona” (v. un mio precedente articolo dal titolo “Sacra Sindone, reliquia o icona ?”), persista ancora – una volta accertata la sussistenza, nell’immagine sindonica, di una serie di incongruenze irrisolvibili in quanto riferibili ad immodificabili situazioni di fatto che escludono che la stessa possa essere stata prodotta, come effetto naturale della Resurrezione di Gesù –  nel non riconoscere la natura miracolosa di detta immagine, rinunziando, così, di avvalersi di un potente strumento di evangelizzazione, che nessuna altra religione ha a disposizione; comportamento che potrebbe, a mio modestissimo avviso, pur consapevole di non aver titolo per formulare alcuna ipotesi, forse  spiegarsi – avendo la Chiesa Cattolica sempre cura, nell’incontro con le altre fedi religiose, a far riferimento a ciò che ci unisce e non a ciò che ci divide – con un suo timore di provocare eventuali risentimenti, qualora tale riconoscimento venisse, anche se erroneamente, interpretato come  finalizzato a  far emergere, nei loro confronti, il suo indiscutibile primato.