“La storia del tango”: un excursus sulla storia di un ballo divenuto patrimonio dell’umanità sarà delineato lunedì 16 dicembre a Torino, in via Maria Vittoria 35 H. Il tango argentino, riconosciuto nel 2009 dall’UNESCO Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità, approda in uno dei templi della cultura italiana, il Centro Pannunzio – associazione culturale libera fondata a Torino nel 1968 – per raccontarsi dalle origini alle nuove tendenze, tra letture, filmati e musica. A condurci in questo viaggio cultural-musicale emozionante, a partire dalle ore 17:30, il ballerino professionista e maestro diplomato in Italia e a Buenos Aires Riccardo Giustetto – dopo l’introduzione di Mara Antonaccio, biologa nutrizionista, giornalista e scrittrice – spinto dall’urgenza di cogliere le tendenze evolutive di questa arte, allo stesso tempo, però, ricche di tradizione e consapevoli della fortuna storica di questa espressione culturale. Partendo dal tango primitivo, il tanguero esporrà ogni aspetto di questa danza intrisa di passione e sensualità, non tralasciando la personale evoluzione artistica che rappresenta un ponte tra il passato e il nuovo che si va formando.
Focalizzandosi inizialmente sulla ricerca delle radici del tango, che fa il suo esordio più di cento anni fa, il danzatore evidenzierà che nulla si sa di come sia nato, persino l’etimologia è del tutto incerta. Fa la sua comparsa nei sobborghi e nelle feste popolari di Buenos Aires intorno al 1880. Rifiutato dalla buona società, il tango si è affermato nei bordelli e nelle “accademie” (sale da ballo di fine secolo) dei bassifondi cittadini e conquistò una legittimità quando Parigi e l’Europa lo riconobbero. Allora si diffuse in tutto il mondo. Ha attraversato oceani, superato barriere sociali e conquistato i palcoscenici di tutto il pianeta.
Il tango, dunque, è cultura. Il tango è più di un ballo: è un’espressione culturale che incarna la storia, le emozioni, le aspirazioni di intere generazioni. La Dichiarazione Unesco – riconoscendo che questa danza seducente con testi malinconici deve essere salvaguardata («incarna e incoraggia sia la diversità culturale che il dialogo», riferì allora l’organizzazione) – ha rafforzato l’importanza di preservare un’espressione artistica speciale che parla al cuore e, grazie all’impatto culturale scaturito dalla necessità di tutela, ha contribuito alla sua rinascita: «Il tango è l’espressione più profonda e vibrante del Rio de la Plata. Emerge da una forte radice culturale e da una storia sociale che è anche vincolata con l’importante immigrazione che popolò la regione nella seconda metà del XX secolo. Il tango ha conquistato con la sua forza una trascendenza universale», esclamò la nota dell’Ambasciata argentina quando annunciò la notizia.
Non si può trascurare, in questo contesto, il musicista e compositore argentino Eduardo Rovira, creatore di oltre duecento tanghi e di cento opere di musica da camera. Vissuto nel secolo scorso (fu contemporaneo di Ástor Piazzolla), Rovira fu totalmente avanti rispetto al suo tempo dal punto di vista musicale: percorse un’originale evoluzione separata dall’attuale genere senza l’uso prolungato del contrattempo e, per le sue idee innovative e la sua fedele ricerca personale, fu considerato “l’ultra-avanguardia nel tango” (titolo di un libro a cura di Beatriz Cristina Senra).
E non si può omettere, qui, uno dei più grandi ballerini di tutti i tempi, scomparso nel 2006, Ricardo Vidor, che amava declamare: «Quando balli tango, devi dare tutto. Se non puoi farlo, allora non ballare».