A oggi sono 94 le donne vittime di femminicidio in Italia. Delitto orrendo, a cui soltanto da pochi anni è stato dato il nome più appropriato: l’uccisione di una donna in quanto donna.
Ma il femminicidio è soltanto la più grave fra le tante forme di sopraffazione che – tutti i giorni e senza tregua – aggrediscono, mortificano, condizionano e limitano la vita delle donne, il loro difficile “stare al mondo”.
Eppure, siamo nel 2024 e in Italia: uno dei Paesi più industrializzati e culturalmente emancipati del mondo occidentale. E non siamo soltanto noi in questa situazione: in tutti i Paesi del mondo i numeri sono allarmanti.
La violenza di genere è presente presso tutti i popoli, in tutte le culture. Le nutre fin dalle radici e si estende a ogni aspetto della vita, a ogni pensiero, a ogni comportamento individuale e sociale, volontario o istintivo delle persone: uomini e donne. Ciò avviene perché la grave e irrisolta asimmetria di genere, che da sempre privilegia il dominio degli uomini sulle donne, innerva tutte le scelte politiche, economiche, la cultura, le istituzioni e i percorsi di sviluppo delle varie società.
Le società si sono fondate, e tuttora si fondano, sul preponderante privilegio del maschile sul femminile, sia pur con varie differenze. La violenza di genere è soprattutto frutto della arretratezza culturale che si fonda sul predominio ancestrale del più forte sul più debole. Ed è quindi trasversalmente presente in tutte le culture, in tutte le società e a tutti i livelli sociali. Ed è tanto difficile da sradicare che, fino a oggi, nessuna azione legislativa o culturale è stata capace di eliminarla, almeno in gran parte.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Per quanto riguarda l’Italia, dobbiamo prendere atto che le ottime leggi di prevenzione e contrasto non sono sufficienti a contrastare efficacemente la violenza di genere e a impedire i femminicidi. La risposta sanzionatoria, seppur giuridicamente necessaria, è comunque soltanto una risposta a un dramma già avvenuto, e non è sempre sufficiente a scoraggiare tali delitti.
È indispensabile una forte opera di prevenzione che preveda norme adeguate (oggi ne abbiamo altre, scritte dopo la drammatica uccisione di Giulia Cecchettin nel 2023 ) e che si fondi su una seria, rivoluzionaria e incessante opera culturale di sensibilizzazione .
Ogni cittadina, ogni cittadino devono esserne destinatari. Ogni organismo politico, ogni istituzione sociale, ogni agenzia culturale, ogni corpo intermedio devono sentirsi coinvolti nell’impegno a cambiare “lo stato delle cose”, oggi assolutamente intollerabile.
IL 25 NOVEMBRE E TUTTI I GIORNI DELL’ANNO
Non soltanto è urgentemente necessaria l’educazione sentimentale nelle scuole; ma è altrettanto indispensabile una vasta e capillare campagna che arrivi a coinvolgere giovani e giovanissimi, comunità, contesti lavorativi, sportivi, artistici a ogni occasione di incontro e confronto.
Che insegni a tutti a riconoscere le prime “spie” di possibili aggressioni. Un senso civico forte e allertato può sventare esiti drammatici: la denuncia tempestiva può fermare una mano violenta, salvare una vittima che non riesce a chiedere aiuto e scongiurare il peggio.
È quindi importante questa data del 25 novembre per l’impegno che noi tutti – attraverso l’informazione, il confronto e l’azione – assumiamo a difesa delle donne e per il bene di tutta la società. Per tutti i giorni dell’anno.