Intesa Sanpaolo apre al pubblico dal 27 giugno prossimo al 6 gennaio 2025 alle Gallerie d’Italia di Torino la mostra “Antonio Biasiucci. Arca” a cura di Robert Koch.

Si tratta della terza parte del progetto intitolato “La grande fotografia italiana “, avviato nel 2022 con la mostra di Lisetta Carmi e proseguito nel 2023 con quella dedicata a Mimmo Jodice, per omaggiare i grandi maestri  della fotografia del Novecento italiano.

La mostra comprende  oltre 250 fotografie dell’artista e rappresenta una delle più complete e importanti retrospettive su Antonio Biasiucci, coprendo un periodo molto ampio della sua produzione artistica.

Antonio Biasiucci, nato a Dragoni in provincia di Caserta nel 1961, è tra i maestri più interessanti  e innovativi della fotografia d’autore in Italia. Ha ricevuto dei riconoscimenti anche in ambito internazionale.  Nel 1980 si trasferisce a Napoli, dove dà avvio ad un lavoro sugli spazi delle periferie urbane e contemporaneamente  ad una ricerca sulla memoria personale, fotografando riti, ambienti e persone del paese nativo. Nel 1984 inizia una collaborazione con l’Osservatorio vesuviano, svolgendo un ampio lavoro sui vulcani attivi in Italia. Nel 1987 conosce Antonio Neiwiller, attore e regista di teatro, con cui nasce una collaborazione che durerà fino all’anno della sua scomparsa, il 1993.

Sin dall’inizio la sua ricerca si radica nei temi della cultura del Sud e si trasforma,  in anni più recenti, in un viaggio dentro gli elementi primari dell’esistenza. Ha ottenuto importanti riconoscimenti tra cui, nel 1992, ad Arles il premio “European Kodak Panorama”, nel 2005 il “Kraszna Krausz Photography Book Awards” per la pubblicazione del volume “Res. Lo stato delle cose” nel 2004 e nello stesso anno il Premio Bastianelli, nel 2016 il Premio Cultura Sorrento.

Per Biasiucci la fotografia è  puro pensiero  e la sua pratica si ispira a una versione assoluta del linguaggio,  attraverso un lavoro complesso ma preciso, che semplifica, addirittura scarnifica il gesto fotografico in un rinnovare continuo di forme alla ricerca di simboli assoluti, dimostrando uno spessore contenutistico e un’espressiva profondità.