Il monologo sul 25 aprile  di Antonio Scurati – mediocre scrittore che ha avuto notorietà solo quando si è dedicato a Mussolini, senza  avere la benché  minima competenza storica ,scrivendo anche strafalcioni – andava letto e riletto direi tutti i giorni come un mantra per una settimana o almeno un triduo a reti unificate  come stanno facendo oggi in modo ossessivo, dopo il divieto della Rai, giornali e Tv. Così tutti avrebbero capito e oggi possono egualmente capire  che il suo non è un discorso storico , ma meramente politico. De Felice ci ha fatto capire Mussolini, Oliva ci ha fatto comprendere l’antifascismo, Scurati invece ha confermato di essere un “antifascista fascista“ come disse Ennio Flaiano. Sembrava una genia scomparsa e invece sopravvive anche negli anziani professori di Bari che si dilettano a scrivere  di storia contemporanea invece di dedicarsi all’antichità classica dove furono maestri. La stessa interpretazione di un unicum fascista dal 1924 al 1944 è una trovata priva di fondamento storico, una sparata politica ad effetto pubblicitario. L’omicidio di  Matteotti e le stragi nazifasciste del ‘44, dimenticando ovviamente via Rasella, sono cose diverse che vanno studiate analiticamente. Sarebbe un discorso che ci porterebbe lontano perché bisognerebbe partire dal biennio rosso successivo alla Grande Guerra per giungere alla Rsi e all’occupazione tedesca del 43 /45.

Il monologo non si addice  comunque agli storici perché la ricerca storica è fondata sul dialogo ,sul confronto e  soprattutto sulla ricerca distaccata che è l’esatto opposto della  dogmatizzazione ideologica che lo storico partigiano Raimondo Luraghi considerava un veleno mortale che uccide la ricerca  storica. Ma Scurati non sa nulla di Luraghi, non ha neppure letto la storia dell’Italia contemporanea di Federico Chabod, partigiano valdostano e maestro di studi storici, che parlava e scriveva  nel 1950 con distacco critico del fascismo come fece Croce in una lezione sulla storia contemporanea tenuta ai giovani dell’ istituto di storici di Napoli da lui fondato.

Scurati è un galoppino elettorale  che un uomo serio come Togliatti non avrebbe neppure considerato per un qualsivoglia incarico nel PCI, il monologo di Scurati, zeppo di aggettivi eclatanti e di ammennicoli ideologici, non aggiunge nulla al l’antifascismo che è stato ed è plurale: cattolici, ebrei, valdesi, laici, comunisti, anticomunisti, liberali, azionisti, anarchici, socialisti, monarchici e repubblicani, militari e civili, semplicemente democratici e quindi anti- autoritari non a senso unico, stranieri di diverse nazionalità che combatterono per Liberazione dell’Italia insieme al risorto Regio Esercito del Sud e ai partigiani del Nord. Il vero 25 aprile è un 25 aprile tricolore in cui le bandiere di partito hanno un ruolo secondario. C’è anche chi vorrebbe sfilare con altre bandiere che nulla c’entrano con la Resistenza  per ragioni di visibilità divisiva o vuole impedire alla Brigata ebraica di usare il suo striscione. Questi sono usi strumentali della Resistenza che rispecchiano lo squallore dei tempi . Non meritano di essere considerati perché in fondo dimostrano che un certo “fascismo” è rimasto nel modo di pensare anche di certi antifascisti che pretendono di avere l’esclusiva. Anche questo fascismo va  considerato perché dimostra che anche Umberto Eco parlando di “Fascismo eterno“ aveva le sue buone ragioni anche sé diverse da quelle che hanno motivato il suo librino che sicuramente Scurati ha studiato a memoria senza comprendere che ad un genio come Eco tutto è consentito perché non era dogmatico  e non pretese mai di imporre una sua verità.