In caso di insorgenza non va assolutamente trascurato: fondamentale migliorare l’appoggio al terreno con i plantari, realizzati su misura.

L’alluce valgo è sicuramente una delle patologie più comuni. Consiste nella rotazione dell’alluce verso l’esterno e ciò, con il progredire della patologia, provoca un forte dolore e una limitata capacità di movimento del dito, oltre a condizionare la postura di tutto il corpo. Il principale sintomo è dato dal dolore, dal cambia- mento dell’anatomia e dalla comparsa della cosiddetta «cipolla», una protuberanza alla base del primo raggio che indica una borsite e nella maggior parte dei casi mal tollera il contatto con le calzature. L’alluce valgo se trascurato porta ad un cambiamento vero e proprio dell’allineamento delle dita e alla loro sovrapposizione, per questo motivo è importante prevenire per non arrivare all’unica soluzione possibile: l’intervento chirurgico. È possibile dividere le conseguenze a livello locale, dove possiamo trovare metatarsalgie e lussazioni delle dita, dalle conseguenze posturali, che a mio avviso rappresentano quelle più importanti e trascurate, come valgismo delle ginocchia rigidità delle anche e dolore lombare. Le cause che influenzano l’insorgenza della patologia sono l’ereditarietà oppure le cause secondarie come l’utilizzo di calzature strette e non adeguate alla conformazione del piede. Alcune patologie come artrite reumatoide o gotta possono fare insorgere l’al- luce valgo.

Come prevenire? Sicuramente indossando calzature comode e con tacchi moderati (5/6 centimetri). Osservando l’usura delle nostre calzature, se non adeguata (consumo eccessivo, differenza tra il piede destro e quello sinistro…), può da subito rappresentare un campanello d’allarme importante. Per valutare il grado di rotazione del dito oltre al suo appoggio basterà fare una lastra del piede sotto carico e un esame baropodometrico in statica e in dinamica.

Cosa bisogna fare all’insorgenza?  Inizialmente si consigliano impacchi di ghiaccio o creme antiinfiammatorie locali per sedare il dolore, meglio se associati a tutori notturni o diurni dedicati alla patologia. Fondamentale è migliorare l’appoggio al terreno con i plantari, dispositivi medici che rappresentano la migliore interfaccia per il piede poiché ridistribuiscono il peso corporeo correggendo la postura globale. Sono realizzati su misura attraverso tecnologie 3D e tengono conto del peso e della misura del piede e soprattutto dell’attività di chi li indossa.

Qualora l’utilizzo del plantare riducesse solo parzialmente il dolore e fosse necessario l’intervento si potrà realizzare con un approccio classico, cioè con l’apertura chirurgica della cute e dei tessuti sottostanti con la procedura cosiddetta «a cielo aperto», oppure con un approccio chirurgico percutaneo, meno invasivo perché realizzato con piccoli forellini sulla cute, che ha i medesimi risultati ma con tempi di recupero minori.

Mai come in questa patologia vale il motto: «meglio prevenire che curare!»