Il 25 luglio 1943 i fratelli Cervi festeggiarono la caduta di Mussolini mangiando il piatto nazionale e da allora in questa giornata viene commemorato in tutta Italia il giorno delle pastasciutte antifasciste. Ma i fratelli non si limitarono alla pastasciutta, sacrificarono la loro vita  in modo eroico. Se è vero che oggi c’è un pericolo fascista in Italia, la pastasciutta appare un ricordo pò fragile. Io non penso che tale pericolo esista e quindi ritengo più che giusta una abbuffata di pasta alla Fabrizi. In effetti la data del 25 luglio andrebbe ricordata in  termini storici come un, sia pure un  tardivo, capolavoro politico per rimuovere Mussolini nel modo meno traumatico in un momento tragico quando  il nemico, poi diventato liberatore, era sbarcato in Sicilia.

Con il voto del Gran Consiglio dell’odg del giorno Grandi  iniziò un’operazione che portò all’immediata rimozione di Mussolini da parte del Re. Sembrò allora una liberazione che preludeva alla fine della guerra ormai perduta. Il popolo che aveva osannato al fascismo e alla stessa guerra, scese in piazza a festeggiare la fine della dittatura inneggiando al Re che commise un grave errore nell ‘affidare a Badoglio il governo.  Badoglio si rivelò subito inadeguato non solo nell’affrontare un armistizio che venne firmato tardivamente nelle condizioni peggiori. Dal 25 luglio si passò all’8 settembre che rappresentò la liquefazione dell’Italia  e pose le basi per l’occupazione tedesca e per la guerra civile.

Detto questo, non si può dire che il trasferimento del Re e del Governo al Sud sia stata una semplice fuga, ma una necessità assoluta sia per la situazione eccezionale di Roma sia perché quella fuga consentì di salvare la continuità dello Stato. Un Re fatto prigioniero dei tedeschi come sua figlia Mafalda non sarebbe servito se non a salvare la monarchia. La politica  di Badoglio nel periodo dal 25 luglio all’8 settembre si rivelò esiziale per l’incapacità del vecchio maresciallo che fu complice del fascismo come forse nessun  altro capo militare. Al Sud comunque fu possibile ricostituire un esercito che partecipò alla guerra di liberazione in modo significativo, secondo alcuni, perfino superiore ai partigiani al Nord.

Poi la storia imboccò la sua strada e il contributo degli alleati fu determinante per liberare l’Italia, a partire da Roma, senza voler assolutamente  sminuire il ruolo dei partigiani al Nord. Molte di queste riflessioni i commensali della pastasciutta dovrebbero considerarle. Così capirebbero che certa faziosità stucchevole andrebbe evitata. Identificare l’antifascismo con una parte politica resta un grave errore  politico, come dimostrano  anche alcune reazioni all’aggressione del giornalista torinese di sabato. La Resistenza fu di esponenti di diversa fede politica o anche di nessuna fede politica come i militari. Monopolizzarla resta anche oggi un errore che porta chi non è comunista a far parte per sè stesso. Questa elementare verità alcuni non riescono a capirla.