Per carattere e impostazione culturale, essendo una materialista scientifica, seppure con innesti irrazionali e tendenti al trascendentale, non amo sentire scempiaggini collegate alla imminente fine del mondo e del genere umano, sia perché abbiamo sfidato la Natura e alterato i suoi equilibri, sia perché abbiamo abusato del Pianeta con inquinamento e sovrappopolazione, o a catastrofi legate agli anni bisestili o a quadrature astrali rare. Certo questo 2020 sarà ricordato da tutti come un annus horribilis, per l’epidemia di Coronavirus, la limitazione delle libertà individuali, la crisi economica globale, la sospensione degli spostamenti, dei viaggi e dei momenti di convivialità e per i cambiamenti che obbligatoriamente il nostro modo di vivere dovrà affrontare, di certo diventerà un anno da citare sui libri di Storia, ma presto ce lo lasceremo alle spalle. Io lo ricorderò come l’anno più corto che abbia mai vissuto, un “anno sospeso”, passato in una specie di bolla, come se fossi un pesce rosso nella boccia, che osserva il mondo fuori filtrato, distorto, soprattutto lento e galleggiante, irreale. Ed è proprio in questa contraddizione tra la lentezza di una vita rarefatta, e il fluire di giorni sempre eguali, che i mesi stanno passando con velocità inaudita; siamo quasi a maggio e mi sembra di aver festeggiato il Natale solo qualche settimana fa. Presto ci ritroveremo in estate, allenteremo le restrizioni lavorative e personali e vivremo i mesi caldi secondo nuovi schemi. Passerà in fretta, in autunno si ripresenteranno i problemi dovuti al clima e rallenteremo nuovamente le nostre vite, per contenere l’epidemia che si ripresenterà con esiti meno pesanti, trovandoci armati e capaci di osteggiarla e sarà di nuovo dicembre. Dodici mesi passati a capire con chi stiamo combattendo, chi siamo diventati e cosa saremo, visti i cambiamenti sostanziali al nostro modo di vivere ma volati via in un soffio. Non è questa la sede per fare previsioni sociologiche ed economiche, per parlare di complotti politici o subdoli tentativi di dominare il mondo da parte di qualche super potenza; si tratta di risvegliarsi dal torpore che ci ha colpiti, torpore della mente, delle idee, della capacità di immaginare il nostro futuro. Io voglio tornare a percepire il passare dei giorni pieni di cose, persone, avvenimenti, non voglio più sentirmi a metà, in un interminabile attimo anestetizzato dalla paura o dall’attesa di un evento risolutore; voglio riprendermi i miei giorni problematici, faticosi, stancanti, felici e non, perché preferisco essere immersa in una realtà complicata, piuttosto che in un tempo sospeso, tutelato, indefinito.
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