Le Maschere nude di Paolo Pera moltiplicano, potenzialmente all’infinito, le fattezze stesse dell’autore, ricavate da un calco preliminare in gesso e poi di volta in volta, prima o dopo la cottura, “addobbate” in vario modo. Dunque, forse nulla di più lontano dal mondo di Pirandello, nonostante L’uomo dal fiore in bocca. È come se ci trovassimo davanti a una serie di volti prelevati dall’obitorio, o meglio, sfilati con qualche oscuro sotterfugio al bisturi dell’anatomopatologo… Queste facce in terracotta, grottesche e minacciose pur nella staticità assoluta, ci scrutano con le loro orbite vuote e tuttavia pervase da un funesto rimasuglio di vita. Tornano alla mente le immagini terrificanti di «Hellraiser», la saga di Clive Barker. Pinhead, il personaggio infernale che ne è protagonista, ha però lunghi e sottili spilloni che gli fuoriescono dalla testa bianchiccia, mentre le “maschere” di Pera esibiscono i loro chiodi anche in modo per così dire più tradizionale: ben conficcati nella carne dal di fuori. Come definire tali ritratti? Una galleria della vanità umana, ad esempio, messa giustamente alla berlina dalle sue mille e strameritate trafitture, tarli, tempeste di bottoni, ripugnanti butterature, la lingua crivellata di chiodi, una concrezione di cera verdognola, uno sciame di vespe, due monete sugli occhi per affrontare la traversata di un nuovo, ideologico Acheronte (cui si devono almeno aggiungere la «maschera sulla maschera» de Il dormiente, la mano che sbuca da un occhio impugnando una rosa, il poeta con due gomiti per braccio, il tricefalo Cerbero, Pallade Atena mentre sfonda il cranio paterno e fa il suo ingresso nel modo, il Sole in persona, Medusa con una chioma di serpenti di gomma)… Il prototipo subisce simbolicamente tutti i possibili oltraggi che si sono abbattuti e si abbatteranno anche sul resto dell’umanità. Narcisismo? Megalomania? Può darsi. Oppure, al contrario, mistica ansia di espiazione? O solo un acre desiderio beffardo di épater les bourgeois? Le ipotesi formulabili, a ragion veduta, sembrano in realtà contraddittorie e molteplici. L’unica certezza, di fronte agli stupri seriali del volto umano modellati da Paolo Pera, è che nessun demone – quanto meno, fino ad ora – abbia osato incarnarsi in queste forme. Tutto tace, infatti, e non si muove. Tutto anela a una perpetua assenza.
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